UN METODO PER LA DEFINIZIONE DELLA DOSE PER ETTARO
La dose per ettaro può essere calcolata moltiplicando la concentrazione del formulato commerciale nella sospensione per il volume di sospensione (figura 1).
Riguardo alla concentrazione possiamo dire che lo sperimentatore definisce, attraverso prove sperimentali, la Concentrazione Efficace.
Per ciò che concerne la scelta della quantità di sospensione da applicare (volume per ettaro), è generalmente condiviso il concetto che definisce una quantità che permette di “bagnare bene” la coltura da proteggere. E’ chiaro che la stima del volume avviene ancora oggi in modo empirico e ogni agricoltore è piuttosto libero nella scelta che viene effettuata in base alla dimensione della pianta, alla sviluppo della superficie fogliare e dell’organo vegetale da colpire ma anche, del tipo di irroratrice di cui dispone.
D’altro canto, la dose viene però fissata per ettaro dalle etichette dei fitofarmaci.
Di conseguenza, a fronte della grandissima variabilità della scelta dei volumi, si assiste a un campo di variazione altrettanto ampio della concentrazione (figura 2).
In relazione a questo delicato aspetto, si deve mettere in luce un dato che emerge con chiarezza dalla ricerca e cioè che la concentrazione a cui un dato fitofarmaco è efficace (Concentrazione Efficace) è strettamente correlata al grado di copertura che si ottiene sulla superfice della coltura: tanto più alta è la copertura del nostro bersaglio tanto minore sarà la Concentrazione Efficace. Ne consegue che la grande variabilità di entrambi questi parametri cui si assiste in pratica nelle diverse realtà operative (figura 2) può rappresentare un rischio ed essere una delle cause di insuccesso o di diminuita efficacia del trattamento. In altri termini, si possono verificare situazioni in cui la concentrazione adoperata dall’agricoltore è troppo bassa rispetto al livello di copertura della pianta, oppure al contrario, anche quelle in cui in presenza di una buona copertura si usi una concentrazione troppo alta con conseguente sovradosaggio.
Ricordiamo, a tal proposito, che a causa della grande varietà delle macchine irroratrici, volumi, ugelli e pressioni di esercizio, assistiamo ad un enorme variabilità dei diametri delle popolazioni delle gocce prodotte e lanciate verso la pianta (figura 2), per cui anche il livello di copertura atteso è molto diverso da una situazione all’altra.
LA NUOVA TECNOLOGIA
Proprio per i motivi illustrati, la tecnologia ad Emissione Controllata ® si pone fra i suoi obiettivi quello di eliminare la variabilità della concentrazione (che rimane quella di etichetta), e dei diametri delle gocce, la cui variabilità viene contenuta perché si utilizza un solo ugello a pressione di esercizio costante nel corso della intera durata della difesa fitosanitaria (figura 3). E' molto importante che la pressione di esercizio e l'ugello rimangano gli stessi perchè questo consente di ridurre le variabili in gioco.
Quando si utilizza la tecnologia ad Emissione Controllata®, il volume e la dose vengono diminuiti di una quantità definita dalle prove sperimentali effettuate, e generalmente è compresa fra 25 e 40% (figura 3 in rosso).
La variazione del volume, avviene intervenendo sui tempi di azionamento delle elettrovalvole. La facile calibrazione del volume e la possibilità di mantenere un diametro delle gocce piuttosto costante sono, in questa tecnica, fondamentali per cercare di ridurre le perdite per gocciolamento, deriva ed evaporazione.
Nel caso di un insuccesso, diventa molto più facile l’individuazione della causa in quanto l’unica variabile è rappresentata dalla quantità di sospensione che viene adattata alla superficie della pianta senza tuttavia variare i diametri delle gocce e quindi senza modificare uno dei parametri più importanti da cui dipende l’efficacia, a differenza di quanto avviene normalmente.
Essendo che, con questa tecnica si parte già con volumi diminuiti di un 30% rispetto allo standard aziendale, una delle cause di insuccesso può essere ricercata in una copertura insufficiente per quel determinato stadio vegetativo, tuttavia, come vedremo tra poco, i risultati sperimentali raccolti nei primi stadi vegetativi ci dicono che tale condizione apparente potrebbe rappresentare un vantaggio.
Infatti, un’esperienza riportata in una tesi di laurea realizzata presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige mette a confronto il risultato di bagnatura delle cartine idrosensibili con il deposito di rame sulle foglie osservati in fioritura sulla vite su diverse parti della chioma della coltura ottenuto utilizzando un irroratrice tradizionale a 400 l/ha (figura 4 a sinistra) e la stessa irroratrice con l’Emissione Controllata ® attivata per ridurre del 50% il volume (figura 4 a destra).
Si noti che nella figura di sinistra appaiono zone bagnate in misura sovrabbondante evidenziate dal colore azzurro nel grafico a torta. E’ molto probabile che questo tipo di bagnatura abbondante a contatto con la superfice liscia e di piccole dimensioni del grappolo in fioritura oppure con foglioline ancora piccole, possa dare luogo a perdite per gocciolamento. Nella figura di destra, in cui la stessa irroratrice aveva il dispositivo ad Emissione Controllata ® attivato, tali zone azzurre scompaiono mentre si hanno zone rosse, gialle e verdi che denotano una bagnatura nettamente inferiore. In particolare le zone rosse corrispondono ad una copertura giudicata insufficiente. Tuttavia, dagli esami del deposito di rame (figura 5) effettuata sulle foglie trattate con la nuova tecnica non si evidenziano differenze significative rispetto all’applicazione tradizionale , sebbene sia stata applicata una dose per ettaro più bassa del 50% in fioritura e del 32% nelle due epoche successive.
CALIBRAZIONE DEL VOLUME E DELLA DIMENSIONE DELLE GOCCE
L’aspetto riguardante la capacità delle goccioline di raggiungere organi di piccole dimensioni viene messo in evidenza in un’altra esperienza svolta dallo stesso Istituto contro la ticchiolatura del melo. In questo caso la tecnica di applicazione tradizionale a dose/ha piena e con un volume di 359 l/ha (concentrazione 1 X) viene confrontata con l’Emissione Controllata ® con una dose/ha diminuita del 40% ed un volume di 109 l/ha, cioè ridotto del 70% ma con una concentrazione doppia. Inoltre, a confronto, è stata posta una tesi di tipo tradizionale con una dose diminuita del 40% ed un volume di 206 l/ha a concentrazione standard (1 X) mediante il dimezzamento della pressione di esercizio dell’irroratrice, con lo scopo di generare gocce di dimensioni maggiorate.
Sebbene i risultati ottenuti non abbiano riportato differenze statisticamente significative fra le tesi trattate, si osserva che l’Emissione Controllata ® è stata l’unica tecnica che, nei primi due controlli effettuati il 23 Maggio ed il 6 Giugno sui getti, non ha mostrato alcun sintomo della malattia (figura 6). Va messo anche in luce che le infezioni si sono generate a partire dalla fase di fioritura 7-8 Aprile e 10-11 Maggio quando gli organi verdi erano di piccole dimensioni e sui quali non si può escludere che si siano verificati fenomeni di gocciolamento anche con volumi relativamente piccoli come quelli usati in quella prova.
Si è anche rilevato che le infezioni di piccola entità osservate nelle altre tesi trattate si sono generate nonostante il brevissimo turno medio dei trattamenti adottato nella prova sperimentale, pari a 4 giorni, che segnalano comunque la presenza di un‘infezione di entità importante manifestata con un attacco di oltre il 40% dei getti colpiti già nei primi controlli sul testimone non trattato.
Accomunata a questa prova dagli sviluppi epidemiologici del patogeno nelle prime fasi vegetative, riportiamo anche i risultati osservati sulla vite in una contro la peronospora dal dr. Alessandro Zanzotto del CRA di Conegliano sempre a proposito del confronto fra la tecnica tradizionale e l’Emissione Controllata® (la prova viene riportata per intero nel paragrafo delle “esperienze”).
In questo caso, accanto alla tesi con Emissione Controllata ® con dose diminuita del 40% è stata posta la tesi standard con la stessa dose/ha. In quest’ultima si è perciò utilizzato ugelli più piccoli. Ci troviamo, cioè nella situazione opposta alla precedente vista sul melo, poiché con tutta probabilità la popolazione di gocce era caratterizzata da goccioline più fini.
I risultati (figura 7) ci mostrano che sebbene si sia operato in condizioni di una pressione del patogeno molto alta nella fase di pre-fioritura e fioritura, che ha determinato quasi il 100% dei grappoli colpiti nel testimone non trattato, il trattamento ad Emissione Controllata ® con una dose diminuita del 40% ha fatto osservare un’efficacia statisticamente uguale allo standard a dose/ha piena, mentre statisticamente più bassa è risultata l’efficacia della tesi in cui i trattamenti sono stati effettuati con ugelli più fini. Non è stato possibile, naturalmente, risalire alle cause della minore efficacia degli ugelli più piccoli, è tuttavia verosimile ipotizzare che le goccioline più piccole abbiano avuto una maggior difficoltà a raggiungere la superficie dei grappolini in un numero tale da garantire la piena efficacia del prodotto.
CONCLUSIONI
In conclusione di queste tre prove riportate, è possibile trarre indicazioni che riguardano la necessità di non fermarsi alla stima visiva delle cartine idrosensibili e di calibrare il volume relativamente alla fase fenologica, con particolare attenzione a quelle precoci che, frequentemente corrispondono a quelle più sensibili all’attacco dei patogeni e dei parassiti.
Questo procedimento, accoppiato all’ utilizzo del sistema ad Emissione Controllata® che facilita la gestione del volume di sospensione contenendo la variazione dei diametri delle gocce, ha permesso nelle prove Ufficiali illustrate, di ridurre in misura significativa la quantità di fitofarmaci utilizzati e la loro dispersione nell’ambiente circostante mantenendo i livelli di deposito fogliare e di efficacia biologica a livello significativamente uguale allo standard con dosaggi/ha molto più alti.